Si è conclusa questa mattina a Sharm-El-Sheikh la conferenza internazionale COP 27 organizzata dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che costituisce il principale accordo internazionale sull’azione per il clima raggiunto nel 2015 a Parigi e dall’Egitto, padrone di casa. Una conferenza di dimensioni faraoniche, come si conviene al paese ospitante, con la partecipazione di oltre 160 nazioni e 45 mila visitatori.
A fianco delle aule destinate alle conferenze, tutte dotate di sistemi di traduzione simultanea e di immensi schermi LED che hanno ormai sostituito i vecchi video-proiettori, vi erano numerosissimi stand dei paesi partecipanti tutti realizzati con impiego di raffinate tecnologie e di eleganti soluzioni architettoniche. A fianco della zona propriamente destinata ai convegni e denominata Blue Zone era stata allestita una zona più ricreativa chiamata Green Zone per il grande pubblico che vi era ammesso liberamente, previa registrazione. Imponenti ed efficaci le misure di sicurezza che hanno permesso lo svolgersi di questa straordinaria manifestazione senza il minimo incidente.
Sul piano mediatico un indiscutibile successo mitigato, però, dalla mancanza di un vero accordo per il contenimento dell’aumento della temperatura del pianeta che, secondo gli accordi di Parigi, dovrebbe ridursi entro il 2030 del 55% rispetto ai livelli del 1990. E’ stato trovato invece un difficile accordo sugli aiuti da fornire ai paesi più poveri e colpiti dal cambiamento climatico. Il Presidente di COP 27 Sameh Shoukry, Ministro degli Esteri dell’Egitto, ha concluso la manifestazione con queste parole: «Lasciamo ShEl-Sheikh con rinnovata speranza nel futuro del nostro pianeta, con una volontà collettiva ancora più forte e più determinazione per raggiungere l’obiettivo di temperatura dell’Accordo di Parigi».
Foto di Daniele Pellegrini.