Borobudur
Borobudur

Il buon viaggiatore non sa verso dove va, il viaggiatore perfetto neppure sa da dove viene (Lin Yutang)

Ci avviciniamo a Borobudur partendo in aereo dalla sterminata Giakarta, circa nove milioni di abitanti, capitale delle 17.500 isole dell’Indonesia. Dopo 1,15 ore atterriamo a Yogiakarta, al centro dell’Isola di Giava.

È da quando avevo 12 anni che sognavo di visitare le geografie misteriose dei libri di Emilio Salgari, un viaggiatore stanziale, visto che non si è mai mosso da Verona e dintorni. Forse sono stati quei libri di Salgari, Verne e London letti nell’infanzia a organizzare tutta la mia vita. Dopo le spedizioni in Malasya (1986 e ’87), nel Sarawak- Sabah e l’isola di Labuan (viaggio NEOS 2007 con Giulio Andreini) rieccomi oggi nell’atmosfera dei Pirati della Malesia e Le Isole della Sonda di cui ho conservato l’edizione Sonzogno 1943.  

Giava ha conservato i colori scuri e le dense ombre delle immagini che accompagnavano i testi di quelle edizioni, ma certamente non il fascino selvaggio di quell’epoca né la ferocia degli abitanti e nemmeno la densità della popolazione, allora quasi inesistente, una densità attuale che sfiora i 700 ab/Kmq. Il che porta all’impressionante numero di 140 milioni di giavanesi.

Dall’aereo si nota la conformazione urbanistica e la modalità abitativa. Non ci sono villaggi, intesi come li viviamo noi nelle immagini dei “borghi” e delle cittadine sparse per l’Italia e comunque per tutta l’Europa, con un centro più o meno “storico” una piazza e periferie sparse. La distribuzione abitativa segue la ramificazione dei corsi d’acqua in una continua striscia di abitazioni al bordo della strada e lungo gran parte dei fiumi, come una ragnatela di presenza umana che avvolge l’intero territorio con densità variabile, ma senza un riferimento centrale, tranne le grandi città come Yogiakarta dove siamo diretti.

È in questa vasta area geografica nel centro dell’Isola che si trovano le geografie più interessanti tra risaie, foreste, vulcani in attività e monumenti tra i più significativi della storia di questa isola equatoriale, che vanta una storia di proporzioni epiche, a partire dall’”uomo di Giava” vissuto oltre un milione di anni fa. 

Le emergenze architettoniche più interessanti sono i monumenti induisti, islamici e buddhisti, il più importante dei quali è Borobudur, una architettura Ispirata al buddhismo della scuola Mahāyāna.

Borobudur, dove io e mia moglie Mila siamo diretti, è un monumento di carattere colossale a forma piramidale o meglio a mastaba fatto di terrazze sovrapposte, costruito su una collina nella valle del Kedu ai piedi di due grandi vulcani fumanti, il Merapi (2925 mt) e il Merbadu (3139 mt) che guarda caso, durante la nostra presenza sono in grande attività eruttiva.

Borobudur
Merapi

Il Borobudur è sormontato da un grande stupa, la parte più sacra del monumento. Il percorso di salita è ornato da 1500 bassorilievi simili a metope, come quelle che ornavano il Partenone, relative alla storia del Buddha e più precisamente al concetto buddista di salute, di guarigione, di illuminazione.

borobudur

Oltre alla rappresentazione simbolica della montagna cosmica (Meru), Borobudur è anche uno yantra, cioè un cammino d’iniziazione. È questa la ragione per la quale la Cattedra UNESCO dell’Università di Genova “Antropologia della Salute-Biosfera e Sistemi di Cura” ha incaricato me e altri colleghi dell’UNESCO di studiare la possibilità di avanzare la Candidatura di Borobudur come bene di valore immateriale da inserire nella lista dei Patrimoni Mondiali Culturali. Il sito era già stato riconosciuto dall’UNESCO nel 1991 come bene materiale e inserito nel Patrimonio mondiale. Si tratta ora di rafforzare la sua importanza riconoscendo al monumento non solo una testimonianza storico-architettonica-materiale, ma anche il suo ruolo di trasmettitore di una cultura di pratiche spirituali, di tradizioni e di saperi circa la gestione della salute e della cura, in una parola la sua interpretazione del rapporto Uomo/Natura. Questa è in sintesi la ragione e lo scopo finale del mio viaggio. **

L’interazione uomo/ambiente, come ormai tutti sanno, è il focus di questa era. Ed è, credo, la nuova chiave di lettura per tutti i viaggiatori che per scelta personale o per professione si occupano di viaggi, spostamenti, turismo, vacanze.

Il tema dell’impatto turistico in un’epoca così complicata come quella che viviamo oggi, tra guerre e paesi oscurati, facilità di spostamento (virus permettendo), crociere e viaggi organizzati è l’argomento primo da affrontare a livello mondiale. Si viaggia di più e a minor costo ma sempre in totale assenza di preparazione, motivazione, conoscenza delle varie e diverse culture alle quali si va incontro o spesso contro. È inevitabile una riflessione che anche su queste pagine occorre fare.

**Viaggio al sito cerimoniale Borobudur riconosciuto dall’UNESCO nella lista World Heritage come Patrimonio dell’Umanità (1991 – criteria i,ii,iv)

Viaggio del 05-29 febbraio 2020

 

Giovanni Perotti

Giovanni Perotti

Architetto per formazione, giornalista per curiosità e professione, ha attraversato tutti i settori dell’informazione senza lasciarsi coinvolgere in nessuno di essi. Redattore di Casa e Uomo Vogue, viaggiatore per il Corriere della Sera e Capital (America, Africa, Australia), ha attraversato a piedi il deserto dell’Akakus. È andato in auto ovunque (da Cabo San Luca a Pechino – via Dakar, Darwin e Malaysia). Ha partecipato ai raid più tosti comprese la Parigi-Dakar e la Harricana (Labrador) facendone la cronaca. Come architetto sta portando a compimento il Progetto UNESCO per gli Ksour tunisini.
Giovanni Perotti

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