Il nome di Città Bianca, Tel Aviv, che significa la Collina della Primavera, lo deve ai quattrocento edifici che ne costituiscono il centro storico. Il loro unico colore è quello della luce mediterranea, che ravviva le facciate in pietra, marmo e cemento. I diversi stili vi si rincorrono, grazie alle molteplici provenienze culturali degli architetti, arrivati in Israele da mezzo mondo. C’è poi l’adattamento al clima e allo stile di vita giovane ed eroico dei primi coloni, che ne ha esaltato l’inserimento. Nella loro globalità, i palazzi della Città Bianca sono stati proclamati nel 2003 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco: “un sorprendente esempio dell’urbanistica e architettura di una nuova città del primo XX secolo”.
Lo stile Eclettico, una pagoda cinese accanto a esempi di architetture ispirate al mondo arabo/islamico e greco, si affianca al Bauhaus o International Style. È questo lo stile preminente, con più di quattromila edifici datati tra il 1930 e il 1954, caratterizzati da finestre orizzontali, tetti piatti e balconi curvi, molti dei quali scomparsi o fatiscenti. E poi ancora il Brutalismo, che risale agli anni Sessanta del secolo scorso: cemento a vista e ripetizioni geometriche. La Engle House, in Maze Street è il “Primo edificio della città a sorgere su un piano aperto a colonne (pilotis)”, come recita la targa apposta sul palazzo, costruito nel 1933. Si tratta di un’interpretazione dello stile del Bauhaus che si adatta al clima caldo, lasciando fluire l’aria sotto per raffrescarlo, ed è anche il primo palazzo modernista di Tel Aviv, oggi in cattive condizioni. Ben restaurata invece la Soskin House, al 12 di Lilienbaum Street, la cui facciata è divisa in due, secondo i dettami della sezione aurea. Esempi significativi si trovano nelle vicinanze della piazza Dizengoff e nella Bialik Street, costeggiata da palme, come la Bialik House e il Rubin Museum.
Oggi Tel Aviv va oltre la sua White City o Città Bianca, ormai riconosciuta capitale culturale di Israele. Questa nuova rinascita passa ancora una volta attraverso l’architettura, dalla Rotschild Tower alla Porter School, il primo edificio Leed platinum nazionale, dal Tel Aviv Museum of Art al Sammy Ofer Heart Building, al Design Museum Holon fino a interventi più piccoli, ma che portano in sé il segno della ricerca di una nuova realtà. E poi c’è il lungomare di Tel Aviv, protagonista di un esemplare intervento di riqualificazione e di architettura a zero cubatura. Una rigenerazione che ha donato alla città un nuovo landmark dall’alta flessibilità funzionale, con il suo sempre affollato pontile di legno che costeggia la lunga spiaggia bianca e ricorda le dune del deserto e le onde del mar