Ci sono molti modi di conoscere il mondo viaggiando. Irene Cabiati, socia Neos, dopo aver visitato molti Paesi, esplorato angoli di deserto e rincorso le rotte di grandi velisti, ha intrapreso l’ennesimo viaggio quasi sotto casa, vicino a Torino. Da una semplice passeggiata lungo gli argini del Canale Cavour è nata un’avventura lunga sette anni: prima l’esplorazione a piedi, in bicicletta e in autogiro, poi la ricerca di documenti e infine la preparazione di una mostra fotografica e di un libro dedicati al 150° del Canale che fu scavato a mano e tuttora collabora con gli agricoltori del triangolo d’oro del riso (Vercelli-Novara -Pavia).
Il Canale Cavour 150 anni di benessere, esposizione sostenuta dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino e dalla Coutenza Canali Cavour, ha viaggiato in Piemonte e Lombardia e dal 17 ottobre, fino al 12 novembre, è ospite della Società Geografica Italiana a Roma.
Irene, perché hai scelto di fare la giornalista?
Non ho scelto questa professione, mi ci sono trovata per caso quando frequentavo l’università scrivendo per una minuscola rivista. Poi è arrivata una proposta dalla Gazzetta del Popolo come corrispondente in provincia. È stato il viaggio più impegnativo e interessante: scrivendo di cronaca nera, sindacale, consigli comunali. Nel frattempo ero anche corrispondente da Torino per la pagina economica del Secolo XIX. Dal 1978 al 2013 ho lavorato come professionista alla Stampa prevalentemente in Cronaca nel settore cultura e talvolta come inviata al seguito di avventure di mare in barca a vela o come viaggiatrice.
Che cosa ti spinge a scrivere di viaggi?
Scrivere di viaggi è un modo per continuare a esplorare, facendo ricerca, ripercorrendo strade con la fantasia o parlando con le persone che condividono la passione per l’altrove. I racconti di viaggio in genere sono noiosi. Difficile trovare articoli di cui non si può fare a meno. E poi l’editoria in questo settore ha dovuto adeguarsi al nuovo modo di leggere la realtà. Io non sono una giornalista ad alto tasso tecnologico, sempre connessa in ogni attimo del suo vagare. Non colgo l’attimo, colleziono attimi per capire.
Quando parti per un reportage come organizzi il tuo lavoro?
Quasi sempre, da anni, viaggio da sola e, se posso, mi fermo per annusare meglio i luoghi e le atmosfere. Poi ci sono i viaggi stampa in cui talvolta mi sento un po’ “stretta”, ma mi permettono di visitare luoghi in cui da sola è difficile girare o mi conducono su territori interessanti. Quando scrivo, cerco di approfondire l’itinerario con notizie curiose, storie, persone. Non è sicuramente questa la ricetta per aumentare il numero dei lettori, ma qualche lettore resiste, io mi metto al suo servizio e qualche volta riesco a farlo viaggiare con me.
Grazie Irene, per saperne di più leggete sul sito Neos la sua bio.