Tra i nostri soci c’è anche chi, oltre a eseguire lavori professionali ad alto livello, ama insegnare ai giovani la professione di giornalista e di fotografo. È il caso di Mimmo Torrese, che segue il progetto L’eredità da tramandare: storia e opere del museo del corallo, finanziato dalla comunità europea e dalla regione Campania. Nel liceo artistico F. Degni di Torre del Greco, già reale scuola di incisione e lavorazione del corallo fondata sul finire dell’Ottocento, il suo corso Scatti di memoria, che vede come partner Assocoral, ha come finalità il trasferire competenze che riguardano la catalogazione multimediale di pezzi museali agli alunni.
Mimmo, perché hai scelto di fare il foto-giornalista?
Mi è sempre piaciuto leggere e mi dicevano che scrivevo benino. Sfogliavo avidamente il settimanale Epoca e l’Espresso, entrambi davano molto spazio alla fotografia. Ricordo anche le mostre sulla fame del mondo della Elle Di Ci, la casa editrice dei salesiani. Gli anni Settanta, con i cartelloni e le foto dei partiti progressisti e dei sindacati, hanno contribuito alla mia formazione fotografica. Ho iniziato con una “lettera al direttore” nel 1980 che mi fu pubblicata integralmente su un quotidiano. Poi mi capitò di scrivere un articolo su un giornalino fotocopiato che ebbe un discreto successo. Fecero il mio nome e mi ritrovai nel 1985 a scrivere per il più importante quotidiano del sud, Il Mattino, allora diretto da Pasquale Nonno. Scrivevo nelle pagine della provincia con delle incursioni in quelle nazionali. Il mio capo di allora, Mimmo Ferrara, seppe che fotografavo e mi chiese di corredare i miei articoli con immagini. Scattavo, sviluppavo la pellicola e con le stampe ancora umide correvo a via Chiatamone per portarle in redazione. Spesso consegnavo solo il rullo e me lo sviluppavano i fotografi di Fotosud, una delle più importanti agenzie fotografiche di allora che avevano i loro locali tra le scale e la rotativa. Mi occupavo essenzialmente di cronaca, ma avevo le mie specializzazioni nei trasporti marittimi e temi economici. Nel 1990 riaprì il quotidiano Roma, fondato nel 1862 e travolto dal crack della flotta Lauro. Mi chiesero di passare con loro, accettai, e fu un bel periodo. Mi utilizzavano tanto. Prima pagina, pagina economica, spettacoli, turismo. Poi da giornale del “pentapartito” divenne giornale di partito, e decisi di lasciare. Ritornai a Il Mattino, che nel frattempo stampava a colori. Parlavo di fotografia nel settimanale dedicato alla tv e al tempo libero. Sul fronte magazine, oltre a quelli della moda, pubblicai sulla rivista Reflex, e dopo poco entrai nella redazione di Fotografare, la più diffusa del settore. Poi Il Fotografo e tanto on line, come Il Corriere del Mezzogiorno la testata regionale del Corriere della Sera. Naturalmente per tutti facevo testi e foto.
Che cosa fai per preparare un reportage?
Pianifico in linea di massima il viaggio ma, con la mia formazione da cronista, mi lascio trascinare dagli eventi, a volte anche mettendomi nei guai. Mi piace vedere il vero volto di un Paese e la gente che ci vive. Sono un misto tra National Geographic prima maniera e Life. Mi attirano le storie. Purtroppo, la grave crisi che investe da anni il settore dell’editoria ha praticamente azzerato la possibilità di un incarico. Restano solo i viaggi stampa, quelli autofinanziati, o quelli che ricevono il contributo di qualche sempre più raro sponsor.
Che cosa proponi ai lettori con i tuoi articoli e reportage?
Nel dare informazionai preferisco un ventaglio di proposte, sia extralusso sia economiche: a differenza di molti non sono contrario ai resort sfarzosi o a sistemazioni costose. Uno dei miei fotografi di riferimento è Helmut Newton che di lusso se ne intendeva. Mi piace anche il fascino decadente di alcuni posti. Fotograficamente mi attirano le nazioni dell’ex blocco sovietico, la Cina e le metropoli nordamericane. Ma imposto tutto il servizio sulle sensazioni che mi hanno dato alcuni luoghi e spero di invogliare i lettori ad andarci in vacanza o a farli diventare parte di un viaggio. Sogno che gli Enti del Turismo chiedano a noi giornalisti di preparare un itinerario con tempi utili per la fotografia, e non ci impongano i soliti giri vorticosi e scontati con la guida che ci indica l’orologio!
A cura di Maddalena Stendardi