
Venerdì 5 novembre per Siwa, la più remota oasi dell’Egitto situata a poche decine di chilometri dalla Libia e famosa nell’Antichità per il suo celebre oracolo consultato anche da Alessandro Magno, non era una giornata come le altre. L’antica città fortificata di Shali che si erge al centro della città moderna, normalmente deserta, brulicava di vita e decine di persone, per la maggior parte abitanti dell’oasi, percorrevano come un tempo le antiche stradine strette e sinuose che l’attraversano per raggiungere la sommità della fortezza dove stava per avere luogo la cerimonia di inaugurazione del restauro del monumento dopo decenni di completo abbandono.

Con l’intervento del Ministro del Turismo e delle Antichità Kalhed el Anani, del Ministro della cooperazione Internazionale Rania el Mashat, del Ministro dell’Ambiente Yasmine Fouad, e alla presenza di diciotto ambasciatori in rappresentanza di altrettanti nazioni, la Fortezza di Shali, restituita a nuova vita, veniva ufficialmente inaugurata e aperta al pubblico. Decine di giovani donne e bambine addobbate con i coloratissimi costumi tipici dell’oasi festeggiavano l’avvenimento cantando Insegna a tuoi figli cosa significa l’antica Shali.

Costruita agli inizi del XIII secolo con blocchi di sale, sabbia e argilla, un materiale locale chiamato karshef e circondata da una imponente cinta muraria, Shali aveva ospitato per secoli la popolazione dell’oasi proteggendola dalle incursione dei predoni del deserto.

Poi agli inizi degli anni Venti delle piogge torrenziali sciolsero letteralmente gran parte della fortezza che fu abbandonata dagli abitanti e lentamente cadde in rovina. I muri delle case, ormai privi di manutenzione crollarono uno dopo l’altro ostruendo ogni passaggio. La fortezza di Shali faceva pur parte del paesaggio urbano, ma era ormai solo un elemento decorativo ignorato dagli stessi abitanti che quotidianamente passavano sotto le rovine delle antiche mura.

Ma nel 2018 un progetto di restauro avviato dall’Unione Europea con lo stanziamento di 540.000 euro e sostenuto da un’importante compagnia cairota, l’Environmental Quality International, con la supervisione del Ministero delle Antichità dell’Egitto avrebbe cambiato il destino della fortezza. ridandole una nuova vita.

Perché in realtà non si trattava solo di fare il restauro di un complesso architettonico unico al mondo, ma di rivitalizzarlo, e non per niente l’iniziativa è stato chiamata «Revival of the Shali Fortress». All’interno dell’antica città, infatti, sono stati aperti numerosi negozi di artigianato locale, un consultorio per le donne e i bambini dell’oasi, una biblioteca e un piccolo museo dell’architettura in terra che affiancano il piccolo e raffinato albergo Albabinshall, ricavato dal restauro di alcune abitazioni tradizionali.

La biblioteca nata per la volontà e l’impegno di Sergio Volpi, uno studioso italiano che ha deciso di trasferirsi e vivere a Siwa, raccoglie 650 volumi cartacei e circa 400 in formato digitale riguardanti principalmente l’oasi, ma destinata nel prossimo futuro ad ampliarsi per trasformarsi in un vero e proprio centro di studi egittologici. Tutte queste iniziative stanno trasformando l’oasi di Siwa, che prossimamente sarò collegata al Cairo da due voli di linea settimanali, in un vero e proprio centro eco-turistico alle porte del Sahara egiziano.