E’ una ragnatela protesa verso il mare, un’architettura di legni leggerissimi aggrappati a uno sperone di roccia, usato nel Gargano per calare la rete in acqua.

Se ne incontrano ancora tanti , navigando lungo costa tra Peschici e Vieste , in gran parte abbandonati, affascinanti e fatiscenti. Uno però resiste, si trova a Peschici, all’estremità di punta San Nicola. Fu il bisnonno – racconta oggi Domenico che lo gestisce con il fratello Vincenzo – a iniziare il mestiere di falegname-pescatore, che oggi la famiglia prosegue con la quarta generazione, più convinta che mai.  A ragione, perché il trabucco di San Nicola è diventato un presidio della memoria del Gargano. Una storia cominciata negli anni ’20, poi la guerra, la povertà, l’emigrazione, infine, il ritorno in patria di Mimì, oggi 83 anni. A partire dagli anni ’60 anche la nonna, Lucia, aiuta l’economia familiare gestendo la cucina di pesce fresco per dare da mangiare a pescatori e lavoranti della zona. È l’inizio del turismo sulle coste del Gargano, ma qui non siamo sulle spiagge di Rimini o di Jesolo tra ombrelloni e balere di un’Italia che ha voglia di divertirsi e di riprendersi dalla guerra. Il Gargano ne resta al margine, meta di viaggiatori selezionati e questa sarà la sua fortuna, un paesaggio che ancora conserva la sua integrità. 

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DSC_5688La tecnica di pesca del trabucco, diffusa nell’Adriatico anche sulle coste abruzzesi e molisane, ha origini molto antiche, qualcuno le attribuisce addirittura ai Fenici. Un sistema semplice ed efficace per intercettare i banchi di pesci che passano vicino alle rocce dove il mare è profondo alcuni metri. Per costruire la struttura lignea con le antenne protese e il complesso sistema di argani che cala la rete, si è sempre usato il pino d’Aleppo diffuso nella vicina foresta – oggi un parco nazionale – per la qualità elastica di questo legno, capace di resistere ai forti venti di Maestrale. Nel Gargano sopravvivono ancora una quindicina di trabucchi, protetti da una legge regionale, di cui tre, come quello di San Nicola, hanno un piccolo ristorante all’interno. Non propriamente interno, un belvedere roccioso a picco sulla scogliera, sorretto da fragili assi attraversate dal vento e dalla salsedine, con le nasse appese, l’odore di mare e l’ultimo calore del sole al tramonto sull’orizzonte del golfo di Peschici. Semplice, leggero, autentico (www.altrabucco.it).  E tutto intorno il promontorio del Gargano, con il mare turchese e le rocce bianche che scivolano nell’acqua e che si aprono in grotte, archi naturali e spiagge che sono uno spettacolo.

vieste gargano PUGLIA: Vieste gargano 

Giulia Castelli Gattinara
Specializzata in reportage di viaggio, archeologia e outdoor, ha cominciato con il Giornale dell'Arte e proseguito, insieme al marito fotografo Mario Verin, con le principali testate geografiche italiane (Airone, Geo, Meridiani, Alp, Ligabue) e i magazine de La Repubblica, La Stampa, Il Manifesto. Ha pubblicato libri sul Sahara, il Medio Oriente, il Perù, la Sardegna. Collaborato con il Touring per le Guide Verdi e il progetto Autostrade "Sei in un Paese meraviglioso...". Dal 2015 è autrice Emons delle guide "111 Luoghi da scoprire", di cui ha scritto Milano, Firenze e Dolomiti.
Giulia Castelli Gattinara

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