Giardini di Pomona (Puglia) – ph. Nicola Amato

Tra le mete inaspettate della Puglia, c’è un giardino dei sogni e dei fichi. Un orto delle meraviglie, della fantasia e della biodiversità in cui vivono specie internazionali di ogni genere, un universo di pace senza confini tra nazionalità. In cui ti senti in un Mediterraneo senza muri, con semi e frutti arrivati da lontano. Cammini e sei in Tunisia, in Marocco, in Pakistan e di nuovo nel Mezzogiorno d’Italia. E poi al centro d’Europa, a Chartres. Perché la sorpresa è un labirinto di 586 piante profumate di lavanda, proprio come quello nei giardini della cattedrale francese.
E’ la follia dei Giardini di Pomona, un luogo sospeso tra i muretti a secco delle campagne della Valle d’Itria, a Cisternino (Brindisi). Qui Paolo Belloni ha realizzato con Anna una collezione di piante unica, lavorandoci con passione dal 1993 (info@igiardinidipomona.it).

Giardini di Pomona (Puglia) – – ph. Nicola Amato

Non solo 600 piante di fichi afgani, bosniaci, francesi, portoghesi, albanesi, israeliani, pugliesi e di ogni parte d’Italia, ma pure mele rare come le Api Etoile, frutti antichi, gelsi del Pakistan, agrumi incredibili solo a guardarli, alberi di aranci amari, ponciri, melegrane nere o di Alicante, asparagi e olivi selvatici, cespugli di elicriso, cachi di Nagasaki. Tutti a convivere in questo spazio di amore per la terra, il lavoro e la tutela delle specie.
Tutto nasce a Milano, dove Belloni fonda nel 1993 l’associazione Pomona, intitolata non a caso alla dea che protegge orti e frutteti. All’inizio, l’interesse del fantasioso professionista della biodiversità si rivolge ai meli e ai peri. Poi, l’arancio amaro di Cosimo III, collezione medicea cinquecentesca. Infine, la passione per il fico e il melograno e l’idea di creare l’orto internazionale. Parlando con Paolo e Anna, le scoperte continuano: entrambi, espertissimi della materia, raccontano la sessualità incasinata del fico, dato che il maschio ospita all’interno una blastofaga che compie tre cicli di vita per poi impollinare grazie alle vespe, con un procedimento complesso da spiegare.
Il fico è una pianta arcaica e affascina la sua origine, 11mila anni fa, pare, a Gilgal, villaggio a sedici chilometri a nord di Gerico, nella Valle del Giordano.

ph. Nicola Amato

Questo bosco alimentare è un viaggio nel mondo: potature e antiche pratiche vengono eseguite nel rispetto della biodiversità. Si assaggiano frutti dimenticati, come l’Hovenia dulcis, che sa di uva passa; nel viale dei rosmarini se ne scoprono le varietà, a fiore lilla o a fiore bianco. Si respira, si annusa, si vive. Ci s’inebria di profumi  noti e sconosciuti. Ecco i meli da fiore che Anna coltiva con passione, le meraviglie delle lavande di Provenza. Ecco le storie di piante trovate all’estero con fatica e curate con l’aiuto di un botanico come in una corsia di un ospedale a cielo aperto, dove regna la passione e la voglia di futuro per le specie che il mondo spesso non conosce. Il padre di questa generazione di piante guarda i suoi figli con ammirazione e orgoglio: le tappe di questa avventura hanno nomi curiosi, come il Cachi free project che Paolo cita tra le sue esperienze, o le diverse specie di ciliegi, o le piante di fico bosniaco, di Bragiotto nero, di Fico dei Santi, di Fico Gialloro. 
Dieci ettari in cui si recuperano vite lontane di semi lontani e in cui c’è un antico trullo, in cui nascono iris e fave tra le pietre dei muretti a secco. “Il Sud è la più grande banca genetica italiana e in Puglia ho trovato una cultura agricola impareggiabile”, dice Paolo, il cui primo fico raccolto è stato nel 1993 ad Atena Lucana, in Campania. Poi, la grande idea di creare un orto globale, dal quale si esce pensando a quanta diversità possa convivere in pace. E quanto dovremmo imparare dalle piante.

Enrica Simonetti

Enrica Simonetti

Per 4 anni ha lavorato nell’emittente Antenna Sud e ha pubblicato articoli su National Geographic Italia, Il Gommone, Traveller e Lettera Internazionale. Ha viaggiato molto in Italia, in Europa, negli States e in NordAfrica. Appassionata di storia del mare, ha compiuto uno studio- reportage sui fari italiani, dal quale sono nati tre libri, pubblicati da Laterza. Con un gruppo di scrittori del mare anima la “Vedetta sul Mediterraneo”, una vecchia torre a Giovinazzo (Bari) inaugurata da Pedrag Matvejevic, in cui si tengono incontri sul mare e mostre fotografiche. Lingue: inglese, francese, spagnolo.
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