Un paesaggio collinare punteggiato da borghi, chiese e fortezze turrite, disegnato dai campi di grano, dagli ulivi, dai filari delle viti e dai girasoli che si alternano a boschi di roverelle e faggete. E’ la Daunia, dolce e selvaggia, un angolo di Puglia rimasto fuori dalle rotte turistiche. Non così in passato, quando era una linea di passaggio molto frequentata, anche grazie alla posizione elevata che domina la pianura del Tavoliere. Le prime fortificazioni risalgono al secondo millennio avanti Cristo, ci sono passati un po’ tutti: eserciti cristiani e saraceni, bizantini, normanni, svevi, angioini e aragonesi. Ognuno ha lasciato qualche testimonianza.

Perduta l’originaria funzione strategica e distante una quarantina di chilometri dalle coste del Gargano, per scoprirla bisogna andarci apposta. Ma l’isolamento ha i suoi vantaggi, perché la vocazione agricola e lo stile di vita autentico che conserva sono rari da trovare. Basta camminare tra le vie di Bovino, di Lucera o di Roseto Valfortore, entrare in un Alimentari per comprare il pane o chiedere un’informazione, per godere di un’ospitalità sincera, assaggiare cibi genuini. Quando fa freddo per respirare l’odore della legna che arde dentro alle case e invade le strade, in estate per assistere alle numerose feste religiose ricche di addobbi intorno al santo patrono. Di fronte a questa semplicità, si rimane incantati dal fasto di una cattedrale romanica o dalla grandiosità di un castello normanno.
Colpisce anche il contrasto un po’ surreale delle pale eoliche, moltissime , che svettano sui crinali ventosi. Monti che arrivano a mille metri di quota, antichi sentieri dei pastori e foreste che fino a ieri ospitavano bande di briganti sono ora percorsi naturalistici apprezzati dagli escursionisti. Tutto si mescola in un alternarsi di paesaggi antichi e tempi moderni. A cominciare dalla storia di un principe dauno del IV sec.a.C., fino all’orto dello chef Peppe Zullo, ambasciatore della Puglia per Expo 2015.