
Bastano circa due ore di volo dall’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio per arrivare a Danzica o a Varsavia o a Cracovia, le tre destinazioni più note, soprattutto ai turisti italiani e non solo. Infatti, si registra una loro presenza in progressione esponenziale: nel 2017 ben 17 milioni, di cui circa 500.000 italiani.
Il fascino indiscusso del paese, la calorosa accoglienza dei polacchi, la qualità dei servizi e i costi contenuti sono la formula vincente. Si scopre così un paese inedito dalla storia estremamente complessa e travagliata che ha visto la presenza delle cosiddette popolazioni barbariche che commerciavano l’ambra con i Romani, lo splendore della corte di Casimiro III il Grande, che introdusse nel Trecento importanti riforme, e l’Età dell’Oro nel XVI secolo con Sigismondo I, fino a scomparire dalle carte geografiche dal XVIII secolo alla fine della prima guerra mondiale. Infine la tragedia del secondo conflitto mondiale con il dramma della Shoah. In questi ultimi anni, grazie anche agli aiuti della Comunità Europea, la Polonia sta vivendo un vero e proprio boom economico come si riscontra nel tenore di vita sempre più elevato dei polacchi e nel costante aumento del suo Pil (4,6%).
La ricostruzione del paese è stata completata e le ferite della guerra scomparse, ma non dimenticate. In quanto giustamente i Polacchi vogliono tutelare e valorizzare la loro storia e il loro passato.

Come a Danzica dove le splendide case dei mercanti del passato con le loro facciate, alte ed eleganti, dai luminosi colori, sono ritornate a splendere soprattutto nella Via Reale: 500 metri di gioielli preziosi. Come racconta con passione e competenza Roberto Polce, scrittore e guida turistica, che è rimasto sedotto da questa città dove si è trasferito da molti anni (roberto.m.polce@gmail.com). Nell’area dei cantieri navali svetta la mole color ruggine, simile alla carena di una possente nave, del Centro Europeo di Solidarność. Inaugurato nel 2014, conserva la memoria della lunga e dura lotta che gli operai della città e del paese hanno affrontato per raggiungere la libertà e la democrazia con gli scioperi degli anni Settanta e Ottanta che hanno visto emergere la figura Lech Wałęsa (premio Nobel per la Pace nel 1983 e presidente della Polonia dal 1900 al 1995). Un’altra importante e tragica pagina di storia è stata scritta a Westrplatte, area verde a 7 km dal centro della città, dove la Polonia aveva un avamposto nel famoso Corridoio di Danzica, creato dopo la fine della prima guerra mondiale. Il 1° settembre 1939 proprio su questa penisola è iniziato il secondo conflitto mondiale quando una nave da guerra tedesca ha distrutto la guarnigione polacca di cui rimangono pochi resti. Così è iniziata la carneficina voluta da Hitler. Più avanti una grande scritta sembra urlare a futura memoria: “Mai più guerre”.

A pochi chilometri la storia volta pagina. E si scopre il fascino della Belle Époque a Sopot, stazione balneare sul Baltico alla moda fin dall’Ottocento, con il suo molo, il più lungo in legno d’Europa (515 m), e il suo stabilimento liberty di talassoterapia.
Ancora un viaggio a ritroso nel tempo a Pruszcz Gdański, 13 km da Danzica, dove sono svelati tutti i segreti dell’ambra a Faktoria, centro culturale in cui è stato ricostruito un villaggio che proprio in quest’area prosperò tra il II secolo a. C. e il V secolo d. C.. Da qui partiva la Via dell’Ambra che in 2019 km raggiungeva Aquileia consentendo ai mercanti di vendere la misteriosa e preziosa resina, dalle 200 varietà e tonalità diverse, raccolta sulle coste del Baltico e molto amata dai Romani. Il più spettacolare dei numerosi castelli disseminati su tutto il territorio polacco è quello di Malbork, 30 km a sud-est di Danzica, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Costruito nel 1276, fu per quasi 150 anni la sede principale dei Cavalieri Teutonici, ordine monastico-militare molto potente che controllava l’antica Prussia. Suntuoso e possente, ancora oggi stupisce e affascina con la sua mole di mattoni rossi, i suoi labirintici fossati, l’eleganza delle sue sale dalle aere volte gotiche riscaldate da un ingegnoso sistema di condotte di aria calda.
Ci si lascia il Medio Evo alle spalle con un treno superveloce e confortevolissimo che dalla deliziosa neogotica stazione di Malbork in poche ore si raggiungono Varsavia e Cracovia, città d’arte fra le più visitate d’Europa. A Cracovia tutto ruota attorno all’imponente Castello Reale del Wawel e alla stupefacente Rynek Główny, la piazza medievale più grande d’Europa, circondata da palazzi e chiese, ma anche da caffè, ristoranti dove gustare le specialità locali, jazz club, discoteche e teatri. Quando le campane della Basilica di Santa Maria battono le ore, tutti si fermano e rivolgono lo sguardo alle finestre della torre più alta, dove compare un musicista che con la sua tromba intona l’hejnat (chiamata a raccolta) per quattro volte, segnale di allarme che risale al Medio Evo.
Cracovia per fortuna non ha subito molte distruzioni durante l’ultimo conflitto mondiale, ma è stata purtroppo teatro di deportazioni e violenze perpetrate dai nazisti nei confronti degli ebrei che vivevano nel ghetto di Kazimierz, oggi ritornato ai fasti del passato grazie al restauro delle sue sinagoghe e all’apertura di ristoranti kasher e musei dedicati alla cultura ebraica.

Momenti di raccoglimento per non dimenticare nel Cimitero di Remuh, accanto all’omonima sinagoga. Di là dalla Vistola si estende il quartiere operaio di Podgórze, dove i nazisti internarono nel ghetto oltre 16.000 ebrei prima di deportarli nei vari campi di sterminio.

La Fabbrica di stoviglie smaltate di Oskar Schindler, che il film Schindler’s List di Steven Spielberg ha reso famosa, è un museo interattivo dove si rivive l’orrore della Shoah. Ma anche l’impegno di questo simpatico e generoso antieroe che salvò la vita di oltre mille dei suoi operai.
Alle porte di Cracovia, dopo circa 40 km, l’idillio di Oświęcim, cittadina con villette dai giardini curati e pieni di fiori, e l’orrore del “male assoluto” dei vicini campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau dove sono stati gasati oltre due milioni di ebrei, sinti, rom, omossessuali, polacchi e prigioni di guerra. Sono visitati ogni anno da oltre sei milioni di persone in raccolto silenzio. Quasi un pellegrinaggio. Per non dimenticare.
Ci si immerge nelle viscere della terra, quasi in un percorso catartico e purificatore, nella Miniera di sale di Wieliczka, che dista solo 14 km da Cracovia, oggi museo. Nelle grandi gallerie sostenute da robusti tronchi di pino si affacciano statue di sale e si apre la grandiosa Cappella di Santa Cunegonda, un’immensa chiesa dove risuonano i canti e le preghiere dei fedeli. Il microclima della miniera e le proprietà terapeutiche del salgemma curano chi è affetto da malattie respiratorie nel Sanatorio a 135 metri di profondità.
Info: Ente Nazionale Polacco per il Turismo, Via G. B. Martini 5, 00198 Roma, tel. 06.4827060, www.polonia.travel/it
Foto: Courtesy Massimo Bisceglie