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Marocco. Gebel Siroua. I tappeti vengono stesi al sole prima di essere ripiegati e trasportati

Fotografie di Mario Verin

L’azzurro del mare, il giallo del deserto, il verde delle foreste dell’Atlante, ma anche il rosso di Marrakech, il blu lapislazzuli che decora i cortili dei riad, le sfumature brune delle antiche kasbah di terra e il fucsia acceso della valle delle rose, a maggio, quando sboccia la fioritura. Sono i colori dell’Africa racchiusi in un tappeto berbero, imprigionati nell’ordito da mani femminili tatuate di henna.

Marrakech è l’approdo di questo artigianato artistico, che con i suoi fantasiosi disegni svela tutta la complessità simbolica della cultura marocchina, facilmente raggiungibile nel week-end grazie ai voli low-cost e alle mille possibilità di alloggio disponibili sia dentro sia fuori la medina.

Marocco

Qui, verso le cinque di pomeriggio (tutti i giorni, escluso il venerdì) si svolge l’asta dei tappeti nella piazzetta dei grossisti di kilim, non lontano da piazza Jemaa el Fna. È uno spettacolo da non perdere. I tappeti arrivano da ogni parte del Marocco, può essere il singolo capofamiglia sceso dalle montagne a portare col carretto il suo kilim o, più spesso, un intermediario che se li va a comprare tra i villaggi sparsi nell’Atlante per poi venderli al mercato di Marrakech. I venditori consegnano la loro mercanzia al battitore, il Dallal, e questi la mostra ai possibili compratori davanti all’Amin, una sorta di giudice del suq che sovrintende la regolarità dell’asta. Il battitore fa più giri della piazza passando davanti ai grossisti seduti in attesa. Dichiara il prezzo pattuito dal venditore, butta in terra il tappeto che tiene sulla spalla e lo srotola per mostrarlo agli astanti.

Un gesto che si ripete più volte, con enfasi, quasi un rituale, fino a quando non si trova il compratore interessato. Solo i grossisti che hanno una bottega all’interno della medina possono partecipare alla contrattazione. Se l’oggetto è di valore l’atmosfera si riscalda e il prezzo lievita accompagnato da vivaci discussioni. Come una vera asta si cerca di far salire il prezzo affinché nessuno possa aggiudicarsi l’affare. La piazza di Marrakech è nota per condizionare e calmierare il prezzo del kilim, una vera e propria “borsa” del tappeto, benché oggi molti grossisti siano diventati anche venditori al dettaglio.

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Ogni tappeto lavorato a mano è un racconto fatto di nodi, di colori, di forme e di disegni che cambiano da regione a regione, da valle a valle, da comunità a comunità. A volte sono più donne della stessa famiglia a lavorare a un unico telaio, nelle ore libere dalle incombenze quotidiane. Ciascun clan (ait) ha i suoi colori di preferenza, le sue geometrie, il suo modo di annodare i fili all’interno di uno schema geometrico ben definito, che tuttavia lascia spazio alla soggettività. La mescolanza di creatività personale e tradizione secolare, se la tessitrice è abile, può fare di un kilim una vera opera d’arte.

Una delle mete più note agli intenditori di tappeti, per la qualità di produzione del kilim, è il Gebel Siroua, abitato dagli Ait Ouaouzguit. Vale la pena prolungare il week-end in Africa per raggiungere la cittadina di Tazenakht, alle pendici del monte, dove le donne tessitrici si sono organizzate in cooperative femminili. I pastori che abitano gli alpeggi più alti sono però troppo lontani dalla strada asfaltata e preferiscono consegnare i loro tappeti a Abdallah, un commerciante della zona molto rispettato, che ha fatto il pellegrinaggio alla Mecca (haji).

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Abdallah conosce le famiglie una ad una e ci conduce a scoprire tutte le fasi di lavorazione del tappeto: dal lavaggio alla tintura che un tempo si faceva solo con colori naturali, usando la cocciniglia per il rosso, il giallo per lo zafferano e così via…

In ciascuna casa c’è un telaio, a volte anche due. La donna sceglie i colori, gli accostamenti e la disposizione dei motivi secondo il suo talento e, quando con le forbici taglia l’ultimo filo, pronuncia la stessa formula della partoriente al momento di staccare il cordone ombelicale. Un legame con l’opera da cui i maschi di casa sono del tutto esclusi, né osano mettere bocca fino a quando il tappeto non viene tolto dal telaio.

Abdallah conosce le migliori mani femminili di tutto il Gebel Siroua e fornisce la lana ai contadini che non possono comprarla. Di tanto in tanto fa un giro della montagna per raccogliere i tappeti più belli e li porta all’asta di Marrakech.

Principali zone di produzione del kilim 

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Marocco. Valle degli Ait Bougmez, cipressi secolari sulla strada che sale al Lago Izourar.

Medio Atlante Nord Orientale

La tribù dei Beni Ouarin vive in una zona molto fredda a est di Fes, produce tappeti a vello lungo di grandi dimensioni realizzati con una pregiata lana setosa. Usa colori naturali, bianco e marrone, più raramente il rosso. La decorazione più frequente è una griglia di losanghe all’interno della quale compaiono alcuni simboli sparsi o le strisce orizzontali molto serrate fra loro.

Medio Atlante Centrale

Il clima mite favorisce le greggi e una produzione molto variegata di tappeti caratterizzata da tecniche eterogenee di annodatura e da una brillantezza di colori nelle sfumature del giallo, rosso della robbia, arancio, verde pastello e blu. Le geometrie si dispongono in modo libero e irregolare, con prevalenza di simboli cruciformi.

Medio Atlante Sud-Occidentale

Definito anche Budjad dall’omonima città santa, questo tappeto presenta un tipo di tessitura apparentemente ingenua e sicuramente anarchica. Talvolta vengono inserite pezze di tessuto che formano un mosaico cromatico molto moderno. Privilegia le tinte tenui: rosa, verde, giallo e arancione chiaro.

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Marocco. Mani femminili tinte con henna

Haouz di Marrakech

Sono i tappeti della valle del Tennsift, facilmente riconoscibili per lo sfondo rosso della robbia. Se ne distinguono 4 tipologie riferite alle tribù degli Oulad Bou Sbaah, degli Ahmar, dei Chiadma e dei Rehamna. Hanno dimensioni considerevoli che spesso superano i 3 metri di lunghezza. Si ispirano a disegni astratti che alcuni studiosi mettono in relazione a quelli usati per i tatuaggi: pettine, talismano, scorpione, diamante, stella a otto punte, cicogna e altri.

Alto Atlante

Delle numerose tribù, agli Ait Ouaouzguite va il primato della qualità della lana usata nella tessitura, morbida, setosa, fine e allo stesso tempo resistente. In generale dominano il giallo zafferano e il rosso scarlatto, l’arancio, l’indaco e il verde. Le geometrie sono abbastanza simmetriche e i colori vivaci risaltano. Vanno dal medaglione centrale ai quadrati multicolori. Frequente è la losanga bianca su fondo nero, o rossa su fondo giallo.

Weekend a Marrakech, informazioni pratiche

Ente Nazionale Turismo Marocco

Milano, via Durini 5 – tel. 02 58303633

www.visitmorocco.com

info@turismomarocco.it

Come arrivare

> In autonomia

Voli low cost della Ryanair da Roma Ciampino e Bergamo;

Easy Jet da Milano Malpensa.

Voli di linea Alitalia-Etihad, Royal Air Maroc e altre compagnie.

> Tour operator

Cobratours 

28, rue Ibn Toumert, App. 6 – Marrakech.

info@cobratours-maroc.com 

tel. +212 524 421308

Skype: cobratoursrak

Fondato dalle italiane Melania Granero e Alessandra Bravin, quest’ultima autrice di una interessante guida sul Marocco (edizioni Polaris), specializzata sul deserto e l’arte rupestre in Africa

Dove dormire

> Charme senza spendere troppo

Riad Dama

n.1 Arset El Houta Derb El Boumba 1, Medina

(prenotazione tramite booking o altro portale)

> Costoso ma di gran classe:

Riad Dar Mo’da

Medina, Rue el Mouassine 182, Tel. +212 524 442819, darmoda.com

si trova nella zona più chic della Medina, la strada degli antiquari a fianco del Café Arabe. All’interno hammam e terrazza con vista sulla Medina, è gestito dall’Italiana Elena Masera.

Dove mangiare

>Economico e d’ambiente:

Piazza Jamaal

In un contesto sicuramente affascinante si affacciano numerosi ristoranti turistici dove gustare una discreta Tajine.

> Per buongustai, fuori dalla medina:

Le Sabal

Av. Mohamed V, Guéliz, tel. +212 44 422 422, lesabal.com.

Il ristorante è all’interno di una lussuosa villa art deco, dove ha soggiornato anche Orson Welles. Servizio impeccabile per una delle migliori cucine marocchine (costoso).

> D’atmosfera, anche solo per un tè o un aperitivo:

Café Arabe

Medina, Rue el Mouassine 184, tel. +212 524 429728, cafearabe.com.

 

 

 

 

Giulia Castelli Gattinara
Specializzata in reportage di viaggio, archeologia e outdoor, ha cominciato con il Giornale dell'Arte e proseguito, insieme al marito fotografo Mario Verin, con le principali testate geografiche italiane (Airone, Geo, Meridiani, Alp, Ligabue) e i magazine de La Repubblica, La Stampa, Il Manifesto. Ha pubblicato libri sul Sahara, il Medio Oriente, il Perù, la Sardegna. Collaborato con il Touring per le Guide Verdi e il progetto Autostrade "Sei in un Paese meraviglioso...". Dal 2015 è autrice Emons delle guide "111 Luoghi da scoprire", di cui ha scritto Milano, Firenze e Dolomiti.
Giulia Castelli Gattinara

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