
Sono paesaggi tra i più belli al mondo. Ma, a saper leggere le tracce, nelle Dolomiti, se ne scoprono altri, nascosti, che rappresentano i molteplici volti che i Monti Pallidi hanno assunto in centinaia di milioni di anni. Chi ha camminato lungo i ripidi sentieri tra le cime lo sa: con un certo taglio di luce sembrano scogliere che emergono dall’acqua e la passeggiata tra i monti trasmette l’illusione di un viaggio subacqueo. Come al mare, anche nei punti più impervi si trovano tracce di conchiglie e di coralli, un grandioso arcipelago fantasma.

E non è un miraggio. Le rocce sono fossili diventati pietra che nascondono le impronte di un rettile preistorico, passato di lì 252 milioni di anni fa. Quando nell’area si stendeva una fangosa piana fluviale, bordata a ovest da rilievi montuosi, verde di conifere, felci, equiseti e ginkgofite, le antenate dell’odierno ginkgo. Un mondo di rettili e anfibi, destinato a sparire quando le gigantesche eruzioni vulcaniche cancellarono la maggior parte delle forme di vita esistenti.

Il suolo si abbassò e la pianura si trasformò in un mare caldo. Un brodo di coltura dove la vita riprese e alghe, coralli e spugne, accumulandosi sul fondo, formarono enormi pareti, simili alle odierne barriere coralline. Furono nuove e violente eruzioni e sommovimenti tellurici, 237 milioni di anni fa, a far emergere delle isole vulcaniche e a trasformare le attuali Dolomiti in un arcipelago tropicale con acque cristalline popolate di tartarughe, ricci di mare, rettili terrestri e marini.

Poi, 175 milioni di anni fa, nel Giurassico, la zona sprofondò di centinaia di metri e il basso mare tropicale diventò un oceano. Da qui in poi sarà solo salita: alla fine del Cretaceo, a causa dello scontro tra le zolle tettoniche di Europa e Africa l’antico fondo marino ha cominciato a elevarsi e così continua a fare, da cento milioni di anni, rivelando tutti gli strati del suo passato multiforme. La litogenesi, la trasformazione dei sedimenti in roccia, l’orogenesi, l’affiorare delle montagne dal mare e la morfogenesi, il modellamento di queste montagne a opera degli agenti atmosferici, sono leggibili nella roccia dolomitica dove ogni strato corrisponde a un preciso momento storico. A questa crescita ancora in corso, le Dolomiti devono anche il fiabesco aspetto frastagliato, diverso dalla forma arrotondata dei monti dove, finita l’ascesa, prevale l’erosione del vento e dell’acqua.
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