
È un prodigio nel deserto di Giudea il Parco Nazionale Ein Gedi. Nato nel 1972 per tutelare l’ecosistema del luogo, si estende per 25 kmq ed è percorso tutto l’anno da quattro generose sorgenti: David, la cui cascata cade da diverse decine di metri, Arugot, Shulamit e Gedi. Queste favoriscono la crescita rigogliosa di piante rare e maestose e la vita di uccelli, rettili e animali di più specie. Si trova a un’ora d’auto da Gerusalemme, a 15 minuti a nord dalla fortezza di Masada, e arriva alla sponda occidentale del Mar Morto. È una meta molto apprezzata sia dagli israeliani sia dagli stranieri che vogliono fare ecoturismo: il parco è uno dei più famosi e visitati.

Sulla soglia della riserva si trova Ein Gedi Kibbutz, con un piacevole giardino ombreggiato da piante spettacolari, dove pascolano tranquillamente gli ibex, una sorta di capra selvatica originaria della penisola arabica e dell’Africa nord-orientale imparentata con lo stambecco. Una vera oasi di benessere.
Eppure era una postazione militare acquisita durante la guerra d’indipendenza del 1948, trasformata nel 1956 in un kibbutz civile guidato da giovani israeliani. Cioè un’associazione volontaria di lavoratori basata su regole egualitarie e sul concetto di proprietà comune con l’obbligo, per ogni appartenente alla comunità, di lavorare per tutti gli altri, ricevendo al posto di denaro solo i frutti dell’attività collettiva.
Tre anni dopo sono state costruite le prime case sulla collina di Nachal Arugot, sterile come il deserto, ma vicino alle sorgenti d’acqua qui convogliate, e il giardino ha iniziato la sua vita. L’idea era di fare ombra e di creare un posto piacevole, ma passando gli anni si è scoperto l’enorme potenziale del luogo di far crescere le piante, difficile da trovare in altre parti d’ Israele. L’attraente e apprezzato parco botanico deve la sua fortuna anche all’aria asciutta, al clima, molto caldo in estate e tiepido d’inverno, e all’amore dei giardinieri che lo curano. Ospita il più grande Baobab di Israele, che ha 56 anni, un immenso Ficus Benghalensis, palme, oltre mille specie di piante rare, alberi e centinaia di singolari cactus provenienti da ogni luogo del mondo.

L’economia del kibbutz inizialmente era basata sull’agricoltura con la coltivazione di datteri e verdure spediti nei mercati nazionali anche d’inverno, quando nessun altro lo faceva. La formula del kibbutz ha cominciato il suo declino per la concorrenza di imprese private, la necessità di impiegare lavoro salariato esterno e la crisi economica. Era diventato evidente che sarebbe stato necessario inventare altri mercati strategici, e si progettò allora un tipo di turismo basato sulla vicinanza alle terme di acque sulfuree, adatte alla cura delle malattie reumatiche e dei disturbi delle articolazioni, e al Mar Morto. Si sono ristrutturati quindi gli alloggi del kibbutz adattandoli per l’ospitalità, e quando dall’estero hanno cominciato ad arrivare i turisti, le attività si sono moltiplicate, con tour guidati nel deserto e nel giardino botanico, dando così inizio a una nuova era.
Oggi Ein Gedi Kibbutz Hotel offre 160 stanze di varie tipologie, dalla standard alla junior suite, in villini sparsi nel parco, due Spa, di cui una sulla spiaggia privata, due piscine, una con acqua dolce e l’altra con acqua di mare, un ristorante con menù basato su verdure fresche in quantità.

Olio di mirra, jojoba, olibano, piante che crescono localmente e minerali del Mar Morto sono gli ingredienti alla base dei prodotti cosmetici prodotti localmente e commerciati con il marchio Botanical Wonders, mentre la fabbrica del Kibbutz imbottiglia e vende una piccola parte delle acque di sorgente naturale di Ein-Gedi.
Intorno, il silenzio, la bellezza e le montagne del deserto; all’orizzonte, sulla sponda opposta del Mar Morto, la Giordania.