“Ti raccomando di avere sempre cura delle ore”.
E come aver cura di sé, tra cultura, gusto e arte in tre ore a Bari?
La breve “gita” comincia dall’azzurro del mare ed è una “gita al faro”: San Cataldo, sulla costa nord, offre l’occasione di una passeggiata a piedi verso il quartiere fieristico (trekking urbano: non più di mezz’ora a passo tranquillo) e la lieve fatica è compensata dalla vista della torre candida alta oltre 66 metri, accesa per la prima volta nel 1869, luogo di memoria storica anche perché qui lo scienziato Marconi provò le onde radio da Bari a Bar in una giornata memorabile del 1904. La suggestione continua sulla strada del ritorno che va percorsa sempre sul lungomare, godendosi la camminata tra un pescatore che “sbatte” un polpo e le atmosfere “industriali” del porto mercantile.

 

Il faro di S.Cataldo – ©Mimmo Torrese
La tranquillità del lungomare – ©Mimmo Torrese

Ed eccoci su una panchina per il meritato riposo. Dove? Da un affaccio non banale come quello della Muraglia, l’avamposto della città vecchia che costeggia l’Adriatico dall’alto (salire all’altezza del Bastione di Santa Scolastica). L’orizzonte infinito, la ruota panoramica, i traghetti e le barche dei pescatori vanno viste da qui. Alle nostre spalle, il profilo della Basilica di San Nicola, imperdibile anche per il suo intrinseco senso ecumenico: c’è il culto tutto barese del Santo d’Oriente e c’è il culto d’Oriente che arriva fin qui. Dopo aver percorso le grandi navate millenarie e aver dato uno sguardo approfondito alla splendida tela del Vivarini che è al fianco dell’altare (dietro c’è invece la tomba di Bona Sforza), non perdete la cripta con le reliquie nicolaiane (a maggio la grande cerimonia della Sacra Manna e le “zitelle” che perpetrano il rito della colonna del miracolo) e l’altare ortodosso. Ecco il mare che non ha muri, ecco il Santo del mare che unisce tante popolazioni: ogni giorno centinaia e centinaia di greci, russi, fedeli di ogni parte d’Oriente vengono a inginocchiarsi qui e i riti, le lingue, si mescolano.

 

La statua di S.Nicola venerata nella basilica a lui dedicata – © Mimmo Torrese
Basilica di S.Nicola, la cripta – © Mimmo Torrese
La cappella orientale – © Mimmo Torrese

Dalla Basilica alla cattedrale il passo è breve. Siamo sempre all’interno della città vecchia, tra i vicoli e i balconi, tra i bar che ospitano i crocieristi a mezzogiorno e i barivecchiani per il caffè del primo mattino. Non solo la maestosità della cattedrale, ma anche qui, una cripta che emoziona, per le sue arcate meravigliose e per il meraviglioso antichissimo succorpo con il mosaico di Timoteo, i cui dettagli con figure di polpi e pesci richiamano ancora la tradizione marinara.

La cattedrale di S.Sabino – © Mimmo Torrese

Profumo di sugo tra i vicoli della città vecchia e siamo quasi tra l’arco basso e l’arco alto, affacciati verso il castello svevo. La memoria federiciana va onorata, ma pure la tradizione delle orecchiette! E nel vicolo fuori dai “bassi” (le case al piano terra dalle quali si sente ogni rumore, ogni parola, ogni tg in onda!) si naviga in un mare di orecchiette di ogni misura, stese in bella vista per i turisti e per i baresi. “Un tempo le facevamo soltanto per noi”, dice l’infaticabile signora Nunzia, che da quando aveva 6 anni ha imparato dalla madre (che lavora ancora al suo fianco) l’arte di creare uno dei “cibi degli dei”, le fantastiche orecchiette baresi. Ora Nunzia è finita su tutte le reti Tv – persino ospite della “Prova del Cuoco” – ma, pensate, qualche decennio fa tutto questo era impensabile. Per fortuna le orecchiette sono le stesse, sempre saporitissime, adesso pure integrali e al grano arso… ma che meraviglia quelle classiche, piccolissime. La signora Nunzia ci fa assaggiare un panzerotto, bollente, un assalto alla linea ma talmente buono da essere indimenticabile.

 

La signora Nunzia prepara i panzerotti a Bari vecchia – © Mimmo Torrese
Orecchiette ad asciugare fuori alle case di Bari vecchia – © Mimmo Torrese

Da questo vicolo si deve proseguire per Largo Albicocca, ribattezzata piazza degli innamorati, ma è obbligatorio passare attraverso il vicolo più stretto che ci sia, incurvato con affaccio verso le stradine dalle chianche più belle. Qui, chi vuole può assaggiare un’altra leccornia, i pezzetti di polenta fritta al momento, le “sgagliozze”. E allora rinfrancati dagli spuntini, deviamo verso una “chicca” storica che merita sempre una visita, il Museo Civico di Bari (strada Sagges, aperto tutti i giorni escluso il martedì infotel. 080/5772362), tutto da ammirare con le sue collezioni di caricature storiche di Frate Menotti, con i documenti esclusivi e le immagini di guerra, nonché il preziosissimo primo libro stampato a Bari, datato 1535. Una delle recenti mostre ha portato in primo piano una collezione unica di manifesti, locandine e oggetti delle feste patronali di Puglia, con video e riproduzioni fotografiche di tradizioni mai perse. Non mancate di salire sulla terrazza: i tetti della città vecchia e l’affaccio sulla cattedrale, tra campanili e bucati al vento, sono di una bellezza indescrivibile.

 

La bottega di una venditrice di “sgagliozze” – © Mimmo Torrese
Il Museo civico – © Mimmo Torrese
La terrazza panoramica del Museo Civico – © Mimmo Torrese

Rientriamo nella città nuova, nel quartiere Murattiano, con le strade ben squadrate, l’odissea commerciale dei negozi. Ma se lo shopping si può fare ovunque, la “visita” personale ad un pittore è un giro a parte: entriamo nella bottega di via De Rossi del maestro Michele Damiani, per un tuffo nel colore, nella passione artistica e nel passato/presente/futuro/ della cultura. Tra i quadri, i libri e i racconti di una Puglia intellettuale e popolare al tempo stesso, c’è il culto della pagina scritta a mano, con i caleppini personali del pittore, vergati per decenni e decenni, con versi, riflessioni, bozzetti. Un diario d’artista che è da solo un viaggio.
Le tre ore a zonzo per Bari finiscono qui, ma la voglia di tornare ancora resta.

 

Lo studio del pittore Michele Damiani – © Mimmo Torrese

Le foto sono di Mimmo Torrese

Enrica Simonetti

Enrica Simonetti

Per 4 anni ha lavorato nell’emittente Antenna Sud e ha pubblicato articoli su National Geographic Italia, Il Gommone, Traveller e Lettera Internazionale. Ha viaggiato molto in Italia, in Europa, negli States e in NordAfrica. Appassionata di storia del mare, ha compiuto uno studio- reportage sui fari italiani, dal quale sono nati tre libri, pubblicati da Laterza. Con un gruppo di scrittori del mare anima la “Vedetta sul Mediterraneo”, una vecchia torre a Giovinazzo (Bari) inaugurata da Pedrag Matvejevic, in cui si tengono incontri sul mare e mostre fotografiche. Lingue: inglese, francese, spagnolo.
Enrica Simonetti

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