
E se il Karabakh diventasse la nuova meta del turismo internazionale?
A meno di due mesi dalla fine di una guerra che ha provocato morti e distruzioni, l’ipotesi può sembrare irreale. Eppure le bellezze naturali, tra montagne che ricordano i panorami della Svizzera e le vestigia di una civiltà antichissima, non mancano davvero in questa area. Una regione che è tornata quasi totalmente a fare parte integrante dell’Azerbaigian.
Proprio oggi il presidente Ilham Aliyev si è recato in visita a Shusha, seconda città per grandezza, dichiarata quest’anno capitale della cultura azerbaigiana per la ricchezza dei suoi monumenti. Era chiamata “la Parigi del Caucaso” con la sua chiesa Gazanchi e la moschea di Govhar Agha, di epoca del Khanato del Karabakh (XVIII sec), con i due alti minareti gemelli e i resti della rocca fortificata.
È stato lo stesso presidente ad annunciare l’intenzione di sviluppare nel Karabakh itinerari turistici che saranno presentati nelle fiere internazionali – dopo la pandemia – insieme al grande potenziale paesaggistico della regione e ai suoi monumenti storici. Queste le parole di Aliyev: “Dato che il Karabakh ha una natura molto ricca, affascinante e unica e numerosi monumenti storici, sono certo che diventerà una delle principali aree turistiche dell’Azerbaigian”.

Il presidente le ha pronunciate durante la videoconferenza tenuta il 6 gennaio scorso con i membri del governo, dedicata ai risultati del 2020 e ai progetti per il nuovo anno. “Di recente ho detto che creeremo un paradiso nella regione del Karabakh e manterrò la mia parola”, ha aggiunto Aliyev. Nel 2021 il popolo dell’Azerbaigian e il mondo intero vedranno che le nostre intenzioni e i nostri piani si realizzeranno anche nella pratica”, ha promesso. Adesso, dopo l’incontro dell’11 gennaio a Mosca tra Putin, Aliyev e il primo ministro armeno Pashinyan, le parole del leader dell’Azerbaigian hanno preso maggiore concretezza poiché la decisione di ricostruire, ammodernare e sviluppare le vie di comunicazione è stata ufficialmente adottata come parte integrante del processo di normalizzazione postbellica. Qualcosa, insomma, si sta muovendo per passare dai sogni alla realtà.
Uno degli ultimi poeti sufi del mondo turco, Mir Hamza Seyyid Nigari, ha definito il Karabakh “una terra raggiante e scintillante, se il mondo è un paradiso, il Karabakh è più bello del paradiso”. Karabakh è una parola di origine turca che significa “giardino nero”.

Illustrando i progetti per il 2021, Aliyev ha parlato prima di tutto della costruzione della strada Ahmadbeyli-Alkhanli-Fuzuli-Shusha – i cui lavori sono già iniziati – e poi della strada Toganali-Kalbajar lungo la quale saranno costruite anche delle gallerie data l’asperità del territorio. Il presidente ha anche annunciato che sono iniziati i preparativi per la costruzione di una strada da Horadiz a Zangilan, da lì a Gubadli e a Lachin, e ha detto che anche la strada da Toganali a Kalbajar continuerà fino a Lachin. La creazione di moderne infrastrutture stradali, sia da nord che da sud, è decisiva per la ripresa economica del Karabakh e, naturalmente, anche per il suo possibile futuro turistico.
Così come la realizzazione di un aeroporto internazionale nel distretto di Lachin o in quello di Kalbajar. Un altro aeroporto internazionale sarà costruito a Fizuli. Aliyev ha affermato che questo aeroporto è necessario per lo sviluppo di tutto il Karabakh e che i turisti stranieri che vorranno raggiungere Shusha potranno atterrare a Fizuli e proseguire poi il viaggio in automobile. Parallelamente alla costruzione dell’aeroporto, saranno avviati studi preliminari sull’organizzazione dei voli internazionali da Fizuli e, subito dopo l’apertura dell’aeroporto, la compagnia di bandiera Azal assicurerà i primi collegamenti aerei.

Novità ci saranno anche per le ferrovie: è prevista la costruzione della ferrovia Horadiz-Fuzuli e della ferrovia Fizuli-Shusha. Sarà costruita una ferrovia anche tra Horadiz e Agband (Agband è un insediamento nel distretto di Zangilan, vicino al confine con l’Armenia). Sottolineando che questa strada ferrata è di particolare importanza per l’apertura del “corridoio di Nakhchivan”, il presidente Aliyev ha ricordato che l’apertura di questo corridoio è prevista nella dichiarazione firmata il 10 novembre del 2020 tra Azerbaigian, Armenia e Russia per sugellare la fine della guerra. “Questa strada sarà utilizzata da Azerbaigian, Turchia, Russia, Armenia e Iran ed è di particolare importanza per la futura cooperazione multilaterale”, ha detto il presidente. Allo stesso tempo, saranno effettuati lavori per ripristinare e modernizzare la ferrovia nella Repubblica autonoma di Nakhchivan. “Poiché le ferrovie dell’Armenia sono di proprietà delle ferrovie della Russia – ha tenuto a precisare Aliyev – la nostra controparte è, ovviamente, la Russia. Stiamo discutendo questa questione con Mosca e le discussioni preliminari sono positive”.
Ilham Aliyev ha poi affermato che, per aumentare la produttività agricola nel Karabakh, devono essere eseguiti rapidamente lavori per ammodernare i sistemi di irrigazione così come è necessario ampliare le fonti energetiche tradizionali e rinnovabili. Secondo Aliyev la regione dovrà diventare “un esempio per il mondo come zona di energia verde”. Nella videoconferenza del 6 gennaio è stato tracciato anche un quadro complessivo della situazione economica dell’Azerbaigian. Notando che il 2020 è stato un anno difficile per tutti, Aliyev ha ricordato che, sebbene l’economia si sia contratta nel suo complesso di oltre il 4 per cento, l’industria non petrolifera è cresciuta di oltre l’11 per cento, risultato ottenuto attraverso la diversificazione, quindi lo sviluppo dell’economia reale.
Ma il più grande successo nel 2020, sul piano economico, è sicuramente il completamento del cosiddetto “Corridoio Meridionale del Gas”. Un “successo storico” lo ha definito Aliyev con evidente soddisfazione. “Il gas azerbaigiano è già in Europa per la prima volta nella storia. Questo è un nostro successo storico, perché siamo il Paese iniziatore del Corridoio Meridionale del Gas e ne abbiamo sopportato il principale onere finanziario. Questo progetto getta le basi per un nuovo formato di cooperazione che si sta già manifestando anche nel settore dei trasporti, del commercio e in tutti i campi”. Ma l’auspicio e il successo più grande resta la pacificazione dell’area.