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Il Gebel Mawta, la Montagna dei Morti, è la seda della principale necropoli di Siwa © Daniele Pellegrini

Il Gebel Mawta, la Montagna dei Morti, a un chilometro circa dal centro di Siwa, è una collina di calcare, isolata e crivellata di tombe rupestri risalenti in gran parte al periodo compreso tra l’era tolemaica e quella romana. Le tombe – da lontano sembrano un alveare e vi si respira un’atmosfera intensa, commovente – si trovano sulla parete rivolta a ovest, dove il sole, e la vita, tramontano.

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La dea del cielo Nut sotto un albero di sicomoro offre a Si-Amun dell’acqua purificatrice segno di vita Daniele Pellegrini

Il Gebel Mawta è la principale necropoli locale, ricca di un centinaio di tombe. Molte furono profanate e saccheggiate dai cercatori di tesori, sia in tempi antichi sia recenti. Non solo, ma durante la seconda guerra mondiale furono usate dagli abitanti di Siwa come rifugio antiaereo, quando gli Italiani bombardarono l’oasi nell’autunno del 1940. In quel periodo furono scoperte molte tombe e furono soprattutto gli inglesi, poi, a depredarle, scambiando qualche piastra con i Siwani per ottenere brani staccati di dipinti delle tombe. Per loro semplici souvenir.

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Ritratto di Si-Amun, ricco mercante vissuto tra il III e il II secolo a.C. e titolare della tomba più bella e famosa della necropoli © Daniele Pellegrini

Nonostante i danni inferti, alcuni dipinti sono sopravvissuti. I più belli e meglio conservati sono quelli della tomba di Si-Amun, che risale al III secolo avanti Cristo ed è ornata da bei decori raffiguranti il defunto (probabilmente un mercante o proprietario terriero greco) nell’atto di fare offerte e di recitare preghiere in onore delle divinità egizie. La rappresentazione di Nut, dea del cielo, aureolata dal fogliame di un sicomoro, a destra dell’entrata, è particolarmente impressionante. Strepitoso anche il soffitto, decorato con stelle gialle a cinque punte che si stagliano su un fondo blu.

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Una delle tombe più note è quella detta del coccodrillo perchè è stata decorata con una raffigurazione di questo rettile collegato al culto del dio coccodrillo Sobek © Alberto Siliotti

Interessanti la tomba incompiuta di Mesu-Isis contemporaneo di Si-Amun, che conteneva due mummie deposte nei loro sarcofagi e la tomba di Niperpathot che apparteneva a un sacerdote vissuto all’epoca della XXVI Dinastia recante iscrizioni e disegni tracciati con la stessa tinta rossastra usata ancora oggi per decorare le ceramiche siwane, e infine la Tomba del coccodrillo, dove figura un coccodrillo giallo, appunto, simbolo del dio Sobek. Gli studi scientifici fatti sugli scheletri trovati nella necropoli hanno dimostrato la differenza tra la popolazione locale e gli abitanti della valle del Nilo.

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Paolo Rinaldi
Nato verso la metà del secolo scorso, ha sempre amato il viaggio e, molto, anche scriverne, con passione. Passaggi fondamentali nella sua vita sono stati gli anni trascorsi accanto a Walter Albini, lavorando nella moda, negli anni Settanta, e poi quelli trascorsi come caporedattore a Casa Vogue, diretto da Isa Tutino Vercelloni. È stato giornalista freelance, sempre viaggiando e scrivendo molto. Oggi che tutto è cambiato, non sempre in peggio, pubblica online un magazine settimanale, carnet de notes, che riceve molti consensi.
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